Dario Carbonelli

Dario Carbonelli

Dario Carbonelli, diplomatosi presso l’ Accademia Nazionale di Danza di Roma, si avvicina allo studio del Flamenco con Isabel Fernandez Carrillo presso lo studio “Flamenco Andalucia”. Dopo qualche tempo nasce l’ esigenza di uno studio piu’ approfondito, che lo porta verso Madrid presso l’ accademia “Amor de Dios” dove studia con insegnanti di chiara fama internazionale quali Cristobal Reyes, Antonio Reyes, Manolete, Ciro, Tomas de Madrid, “China”, la Tati, Elena Santonja, Miguel Angel, Carlos Robles e Jose’ Ruitz. Studia successivamente poi a Sevilla con i Maestri Ursula Lopez, Ramon Martinez, Rocio Marquez, Pilar Ortega, Alicia Marquez, Juan Polvillo, Adela Campallo e Soraya Clavijo.
Inizia la propria attivita’ artistica partecipando a numerosi spettacoli con il gruppo “Andalucia” di Isabel Fernandez Carrillo di cui diventa presto solista.
Nel 1997 partecipa in qualita’ di primo ballerino allo spettacolo “Garcia Lorca in Flamenco” con Rossella Galluccio. Sempre nello stesso anno partecipa a numerosi spettacoli con la compagnia “Pasion Gitana” di Caterina Lucia Costa.
Nel 1998 fonda il gruppo “FlamencoVivo” con cui partecipa a numerosi spettacoli.
Partecipa inoltre alla programmazione estiva di “Fiesta” a Capannelle presso il tablao Flamenco dell’ “Escarabajo” ( estate ’97 ), presso il tablao Flamenco “Buena Vista Social Club” (estate ’99).
Nell’ estate ’98 collabora con Denis Ganyo alla messa in scena di “Aspettando Godot”.
Nella stessa estate cura le coreografie dell’ opera lirica “Carmen” per il “Luglio musicale Trapanese” nelle parti flamenche partecipandovi in qualita’ di primo ballerino solista.
Impegnato con la compagnia Pasion Gitana nello spettacolo “Bajo La Luna” (2000/2002) dove presenta una coreografia di cui e’ autore.
Dal settembre 2002 vive tra Roma e Siviglia dove dal febbraio 2003 entra a far parte della nuova compagnia flamenca di Javier Cruz.
Nell’ estate del 2003 lavora in qualita’ di bailaor solista ospite della compagnia Lunares con cui effettua una tournee che passa per le principali città di Italia.
Collabora inoltre allo spettacolo Sinfonismo Flamenco del concertista flamenco Juan Lorenzo che per la prima volta in Italia mette in scena uno spettacolo flamenco con un orchestra sinfonica passando per diversi teatri e festival italiani tra cui il Festival jazz di Viareggio e quello delle due citta’ Treviso e Roma.
Nello stesso anno, 2003, a Siviglia balla presso la Sonanta per il Jueves Flamencos accompagnato alla chitarra da Jose’ Carrillo “el fiti” e dal cantaor Enrique Heredia.
Dal 2003 ad oggi fa parte della compagnia Flamenco Libre in qualita’ di primo bailaor effettuando diverse tournee che lo portano in numerose piazze e teatri italiani. Nell’estate 2005 partecipa al festival jazz di Viareggio collaborando con il bailaor Antonio Marquez e con un quintetto d’archi. Attualmente in Italia tiene corsi di baile flamenco a Roma ed e’ il fondatore del Centro Formazione Baile Flamenco di cui e’ il direttore artistico didattico insieme con la bailaora e maestra Lara Ribichini nonche’ della compagnia FlamencoVivo.
Partecipa alla registrazione di diversi dischi in qualita’ di bailaor e percussionista.
Numerose le sue collaborazioni con artisti del panorama flamenco internazionale quali i cantaores Antonio Campo, Emilio Cabello,  Jose’ Salguero e David Palomar, con i bailaores “El Junco”, Rafael Campallo , Ana Salazar, Josè Vidal, Ramon Martinez e il maestro coreografo e bailaor Javier Cruz. E numerose sono anche le collaborazioni con diverse scuole di flamenco in Italia dove e’ chiamato periodicamente a tenere stage (Siena, Firenze, Pescara, Roma…)

Tutto iniziò…
Studiavo all’Accademia Nazionale di Danza Classica, dove mi sono diplomato, e verso il sesto anno di studio venne nella scuola Sara Tamasco a fare uno stage di danza di carattere che quell’anno era il flamenco. Lo stage durò 4 mesi e fu allora che capii che ballare flamenco era quello che avrei voluto fare nella vita !

Quindi da lì capisti che sarebbe stata la tua professione?
Si, da lì capii subito che quella sarebbe stata la mia strada e la mia realizzazione come ballerino in quanto per me il linguaggio della danza classica era un linguaggio chiuso e troppo statico per il mio carattere, mentre nel flamenco potevo esprimere qualcosa di più emozionante dell’espressione stereotipata presente nella danza classica.
Poi credo sia stato anche determinante avere mio padre che era un musicista e questo mi fece acquisire una forte musicalità che applicai successivamente al flamenco.

Hai mai pensato di non farcela?
Sempre! Lo penso tuttora, penso ancora di non avercela fatta e sempre mi chiedo “Ce la farò?” Pensavo di non farcela anche quando agli inizi venivamo buttati sul palco e facevamo cagare o quando non mi ricordavo nulla di quello che dovevo fare e nel cervello c’era solo tabula rasa. Ma alla fine poi mi sono sempre sentito abbastanza soddisfatto. E forse questo mi ha permesso poi di continuare ad andare avanti.

Chi sono i tuoi punti di riferimento?
Le persone con le quali ho studiato di più e mi hanno dato di più: Juan Ogalla e El Junco, due bailaores dai quali io posso apprendere uno stile e delle linee che meglio mi rappresentano. Di loro ammiro la flamencura, una planta che rispecchia il passato ma che si evolve al futuro, mi piacciono le frasi che tirano fuori in un remate o in una escobilla. Credo che questa mia ammirazione nei loro confronti derivi anche dal fatto che provengono da Cadice, una città che amo per la sua magia.

Quali tra i giovani quelli che più rispecchiano i tuoi gusti?
Tra i giovani emergenti sicuramente mi piace Daniel Navarro, sempre per gli stessi motivi di linee e di stile vicino al mio.

Quanto ha influito il flamenco nelle tue scelte personali?
Totalmente! In modo così totale e incondizionato che se avessi investito il denaro che ho speso in 12 anni di flamenco per altre esigenze forse avrei potuto comprarmi una casa in contanti!

Ti senti più artista o più insegnante?
Mi sento più artista, ma mi sento artista anche insegnando perché quando sono in classe io insegno ad essere artisti aiutando a tirare fuori la bellezza emozionale dai miei allievi.  Per me è importante che ognuno di loro impari a tirare fuori le emozioni perché il pubblico percepisce quello, ma parlo del pubblico ignorante e cioè incompetente, perché è a quel tipo di pubblico che arrivano le emozioni. Anche perché la maggior parte del pubblico è incompetente e parlo anche di quelli che studiano da anni…

E quindi quale messaggio vuoi trasmettere ai tuoi allievi?
L’amore che nutro per quello che faccio, come una persona dovrebbe esprimersi per avvicinarsi al flamenco. Principalmente mi piacerebbe trasmettere ai miei allievi il rispetto per il cante, capire quando ti cantano dove mettere la pata o il remate, capire anche il cante jondo più impegnato come la siguiriya o la solea… Ed anche mi piace far capire a loro che il flamenco è l’estetico nell’antiestetico, la bellezza nella bruttezza …

Il tuo progetto attuale
Riuscire a mettere in piedi uno spettacolo da portare in giro per l’Italia dove far lavorare un gruppo di persone con il quale penso di avere creato qualche cosa. Tutto questo insieme a Lara, la mia compagna, perché poi alla fine è lei la gran lavoratrice in questo progetto… a volte monto una cosa e se poi arriva lei e il lavoro fatto non le piace.. ascolto il suo consiglio e annullo tutto ! Per me il flamenco è con lei, insieme a lei…
Anche perché oggi come oggi mi sento molto più portato per il gruppo e rivolto verso gli altri, mettendo da parte il mio essere individualista.

Qual’è il tuo rapporto con gli altri colleghi?
A volte stima, a volte stima con un legame affettivo, a volte solo stima professionale ma nessuna stima personale… e poi già per il fatto che li reputo colleghi li stimo. Con gli altri una serena convivenza…

C’è stato un momento della tua carriera che ricordi con particolare emozione?
La cosa che ricorderò sempre per tutta la vita è stata La Notte Bianca all’Auditorium il 17 settembre 2005. Un’emozione incredibile esibirsi davanti a circa 1200 persone delle quali a malapena ne conoscevo 15. Ancora sento sulla pelle l’applauso entusiasta del pubblico alla fine della solea por buleria… al termine dell’estribillo piangevo, non so se si vide ma ballavo e piangevo, con tutta quella gente che continuava ad acclamarmi!

La tua meta ideale: Sevilla, Jerez, Madrid o…?
Sicuramente Sevilla anche se iniziai i miei primi studi a Madrid con maestri grandissimi come Ciro. Poi quando vidi ballare la gente del sud pensai subito che dovevo andare a studiare a Sevilla. Adesso, quando vado, chiamo direttamente le persone con le quali adoro studiare e faccio delle classi private con loro.

Pensi che ‘il Duende’ sia solo una prerogativa del popolo gitano o spagnolo?
Il Duende anima l’arte in generale, solo che negli altri campi non si chiama Duende ma si può chiamare carisma o magnetismo. Nel flamenco si chiama Duende ma è presente anche nelle arti in genere.
Potrei definire il Duende anche un momento irripetibile come quello che ho vissuto all’Auditorium nella Notte Bianca. Fu una giornata massacrante, provammo dalla mattina presto ed io salii esausto sul palco che era quasi mezzanotte… ma si creò ugualmente un feeling tra noi ballerini, con i musicisti e con il pubblico presente… un momento indimenticabile!

Il tuo più grande difetto e il tuo più grande pregio sia come artista che come persona
Il mio più grande difetto è anche il mio più grande pregio… ma sono più di uno, come la  sincerità, l’impulsività, la passionalità.. e poi la generosità che ho con chi studia con me nel trasmettergli tutte le mie conoscenze e nel dare tutto me stesso. Così come nel privato il fatto di dare sempre un’amicizia incondizionata.

Pensi che il tuo difetto ti abbia precluso qualche obiettivo della tua carriera ?
Qualche collaborazione si, gli obiettivi no, quelli se te li prefiggi li raggiungi. Anche se poi alla fine, il mio difetto, la sincerità, paga sempre… anche il fatto di non essere mai sceso a compromessi.

Il tuo palos è stato sempre la solea por buleria, puro caso o scelta mirata?
Io sono la solea por buleria. E’ il palos nel quale mi sento che devo pensare meno, nel quale mi sento protetto come in un nido. L’ho ballata tanto, la ballo da 10 anni, ma non è mai la stessa, sempre in ogni modo cambiando e aggiungendo qualche cosa di nuovo.
Ultimamente ho ballato spesso anche la farruca, ma sono palos che per trasmettere qualche cosa al pubblico devi essere molto sicuro della tecnica e dei passi da eseguire.
Quindi quando voglio emozionarmi ed emozionare chi mi vede, ballo la solea por buleria che mi permette di esprimermi senza pensare troppo.

La prima letra che ti viene in mente…
Me ne vengono in mente tante ma generalemente quelle soluzioni musicali por buleria di estribillos o di cori tipo “por dio dolore que dame la jaqueta…”

A che cosa pensi un momento prima di salire sul palcoscenico?
A mio padre, penso sempre a mio padre… Sono 11 anni che non c’è più ed era colui che aveva vissuto ed aveva accompagnato tutta la mia evoluzione nel baile.
Lui è il mio Angelo Custode e so e sento che mi accompagna in ogni mio momento della vita e che mi è e mi sarà sempre vicino. Sento anche il fatto che so che lui mi protegge anche dalle cose più gravi che potrebbero accadere sul palcoscenico come delle cadute con delle brutte conseguenze…

Descrivici le emozioni che provi, mentre balli…
Emozione totale, il fatto di poter dire Io sono questo, Io sono quello che vedete. Il fatto di spogliarsi e regalarsi per quello che sei, per te stesso di fronte a tutto e mettersi a nudo ogni volta che sali sul palco.

Bailaor solista in uno spettacolo. Chi vorresti con te come accompagnamento al cante y al toque?
David Palomar sicuramente al cante ed anche perché è un mio grande amico che stimo tantissimo. Al toque Daniele Bonaviri perché conosco la sua grandezza musicale e lo reputo un fenomeno assoluto tanto che quando ballo mi giro e lo vedo mi sento molto più sicuro.

Ascolti altri generi musicali oltre al flamenco? Se si quali?
Come musica solo flamenco ma anche perché il flamenco è una fusione di generi musicali e quindi chi ascolta flamenco ascolta anche jazz, blues, pop…
Alcune volte provo ad ascoltare anche altra musica, ma poi è più forte di me e devo andare a prendere di corsa un cd di flamenco da ascoltare immediatamente 😉

Quale è il tuo segreto inconfessabile?
Il mio segreto inconfessabile… Non lo so…  Forse un po’ di “sana invidia” per delle cose che hanno realizzato delle persone che se avessi avuto un po’ di fortuna ed i mezzi avrei potuto realizzare anche io già da tanto tempo… ma adesso ho compiuto 40 anni e sono diventato maturo ….  quindi spero di realizzarle anche io!

Quale il momento della giornata dove ti senti maggiormente creativo?
Quando insegno nella classe del sabato pomeriggio alle 16.00, in quanto il livello è altissimo e loro stessi stimolano la mia creatività  e posso creare insieme a loro delle cose che invece sarei costretto a creare da solo.

Quanto tempo ti alleni al giorno?
Tenendo le classi mi alleno tutti i giorni, mantengo così l’allenamento fisico.

Un consiglio per i nostri lettori che vogliono fare del flamenco la loro professione
Di farlo come professione e non come secondo lavoro, non rubando il lavoro a chi lo fa di professione. Consiglio vivamente di andare in Spagna e dedicarsi completamente allo studio come feci io con Lara per 3 anni, andando a vivere a Sevilla.
Partii da Roma quando avevo i corsi di flamenco allo Ials, ma lasciai tutto lo stesso…  Dentro di me ho sempre pensato “Meglio essere la coda di un leone che la testa di un topo” e per me in quel periodo l’Italia era un topo… volevo essere l’ultimo dove c’era la qualità che non il primo dove non c’era. Tutto quello che ho imparato l’ho imparato solo vivendo in Spagna!

Raccontaci la tua breve esperienza in Spagna
Esperienza bellissima e indimenticabile. Ero appena stato cacciato da una compagnia di baile di Roma ed ero molto deluso e demoralizzato. Una volta a Sevilla, nell’accademia di Betanzos, venni a sapere dell’audizione che si teneva per entrare a far parte della Compagnia di baile di Javier Cruz, chiesi così a lui se potevano partecipare anche gli stranieri e lui rispose “claro que si”… Così andai pieno di belle speranze al provino ed alla fine dell’audizione Javier mi disse “fermati qui” e agli altri disse che potevano andare!  Piansi da lì fino a casa pensando “ma guarda te mi sbattono fuori da una Compagnia a Roma e poi mi prendono qui in Spagna”
Iniziai così le prove e Javier dopo mi chiese anche di far venire Lara che la voleva vedere ballare (gli aveva detto che avevo una compagna che ballava anche lei..) e restò così anche lei. Ci montò anche una cosa nella quale dovevamo ballare insieme… Due mesi e mezzo prima di partire per la tournè in America, Javier morì di aneurisma cerebrale e andò tutto all’aria. Quel periodo lo ricorderò come il più bello della mia vita.

Se tornassi indietro quali sono le cose o le scelte che non rifaresti?
Essere tornato a Roma, mi sono già pentito. Forse se fossi rimasto a Sevilla oggi come oggi avrei una mia dimensione… Ho sentito troppe persone che mi dicevano “devi tornare a Roma, lì c’è gente che ha bisogno di persone come te, devi seminare…” e invece a Roma non era niente vero che la gente aveva bisogno di noi… anzi, tutta gente pronta a sfruttarti alla minima occasione.

Per che cosa vorresti essere ricordato?
Per la generosità e per il gusto che metto in quello che faccio e per le emozioni che spero posso aver dato a qualcuno…

Il flamenco in una parola
Ay

Grazie Dario! Per chi vuole saperne di più:

FlamencoVivo presenta “Vente Conmigo”:

3 pensieri su “Dario Carbonelli

  1. Dario, non è vero che a Roma non c’è bisogno di te!
    Ma chi ti ha messo in testa questa stupidaggine?
    Senza te e Lara il flamenco a Roma non sarebbe lo stesso, mai!
    Capito??!!

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  2. Nel cuore di Monteverde a Roma, al Teatro Vascello, lunedì 27/6 si è svolto lo spettacolo di fine anno della scuola di flamenco di Lara Ribichini e Dario Carbonelli, in collaborazione con la Compagnia Flamencovivo. Coreografie di Lara e Dario, musiche di Daniele Bonaviri e Pasquale Ruocco.

    Nella sala anfiteatro presenti molti amici, insegnanti e allievi di altre scuole di danza, semplici appassionati, per vivere una serata di grande atmosfera.

    Dietro le quinte si respira una tensione tagliente, si ripetono i passi fino all’ultimo momento, si scattano foto ricordo, immancabili ago e filo per le piccole sistemazioni ai costumi. Le ragazze si aiutano col trucco e le acconciature, nello spirito di solidarietà e amicizia che da sempre regnano nelle classi di questa scuola.

    Sul palco uno scenografico ‘cuadro flamenco’ composto da artisti di altissimo livello: Josè Salguero e Ana Rita Rosarillo al cante, Daniele Bonaviri e Pasquale Ruocco alle chitarre, Juan Carlos Abelo Zamora al violino, Gabriele Gagliarini alle percussioni, Dario al cajon e Lara alle palmas (quando non impegnati al baile).

    Apre lo spettacolo il Romance della Compagnia. Virtuosismo, tecnica, ritmo, musica suadente, catturano l’attenzione e conquistano subito la platea.

    A seguire i gruppi di baile, che interpretano i palos secondo quello che da sempre è l’obiettivo dei due coreografi, coniugare la tradizione con le esigenze di creatività, passione e divertimento: garrotin, alegrias, tientos, siguiriya, guajira . Gli allievi, impegnatissimi, esprimono compattezza, intensità, disinvoltura.

    La guajira, dai suggestivi sapori caraibici, accompagnata da bastoni e abanico, vede al baile un Dario divertito e semiserio insieme alle allieve del corso avanzato.

    Ciascun ballerino è diverso dall’altro e da questo si percepisce come i Maestri abbiano personalizzato il prezioso dono del loro insegnamento, dandosi completamente, senza confine.

    I vestiti sono stupendi e scelti nei colori più attuali: blu notte, ciclamino, corallo. Per gli uomini giacche, gilet, camicie bianche o rosse. Simpaticissimi i costumi del garrotin, in bianco e nero con il sombrero tipico, abilmente valorizzati da bellissime luci, altre grandi protagoniste della serata.

    A concludere lo spettacolo, che ha scatenato un pubblico calorosissimo, una fantastica farruca. Preludio al baile, nell’ ‘occhio di bue’ la cantante Rosarillo intona tutta la sua malinconia. Finalmente si esibisce Lara. La bailaora, in un vestito rosso fuoco, è un concentrato di bellezza, stile, grazia e armonia. Un trionfo. Dario e Lara hanno dimostrato ancora una volta di dominare un’arte insondabile, di rappresentare la figura del Maestro che conserva l’Arte per chi verrà, senza modificare nulla di ciò che è stato e dovrà essere, che non muove il telaio ma sa tessere: relazioni, emozioni, amore.

    Ecco perché il Flamenco vive esattamente come centinaia di anni fa, con i suoi tempi, i suoi ritmi e le sue leggi antiche, nonostante il frenetico vivere di oggi.

    Ed ora gli Oscar!!!

    Migliore coreografia: Tientos

    Miglior vestito: Alegrias e Guajira a pari merito

    Migliore interpretazione: Siguiriya

    Migliore musica: Farruca

    Menzione speciale: a tutti i musicisti, soprattutto alle magiche e folli percussioni e alle sarte.

    (Cinzia Capoccia)

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