Alberto Rodriguez

Nato a Huelva nel 1968, studia chitarra dall’età di 12 anni con il maestro Miguel Heredia a Huelva e con Mario Escudero a Siviglia. Lavora in diversi “tablaos” con il percussionista J. Heredia e con il chitarrista El Chipo.
A Granada si esibisce con il chitarrista El Pare e le ballerine La Presi e Maria Hungaro. Collabora alla realizzazione del disco “Campos de Agua” con David Garrido. Nel 1994 è professore titolare di chitarra e “compàs” (tempo e ritmo) flamenco al centro de Estudio Flamencos “Carmen de las Cuevas” a Granada.
Attualmente vive a Bologna e dal 1996 collabora regolarmente con la Peña Flamenca di Milano dove si è esibito con artisti quali El Junco, Ana Cali, Imma Rivero, Timo Lozano, Juan Ortega, etc.
Ha lavorato nei teatri e nei festival più importanti del panorama artistico italiano con le compagnie “La Morería”, “La Carbonería”, “FlamenQueVive”.
Attualmente fa parte della Tangeri Cafè Orchestra diretta da Jamal Ouassini e della Orchestra Stabile Multietnica del Teatro Manzoni di Bologna.
Compositore delle musiche dello spettacolo “Pinturas” – Omaggio flamenco a Pablo Picasso della Compagnia FlamenqueVive di Gianna Raccagni in tournée nei più importanti teatri italiani e Festivals estivi quali Taormina Arte, Vignale Danza, Spoleto Estate.
Fa parte del gruppo Flamenco Concerto con le clavicembaliste Silvia Rambaldi ed Andreina Di Girolamo e Rita Marchesini dove ha composto delle libere interpretazioni sulle musiche di Domenico Scarlatti.
Il suo ultimo progetto è il trio ” Alboreo” con la violinista Erika Scherl e il chitarrista Marco Perona.

 

Come ti sei avvicinato al flamenco?
Sono nato a Huelva, circondato dal flamenco… piuttosto da piccolo ne volevo scappare ma non ci sono riuscito e sono contento.

Quando hai capito che sarebbe stata la tua professione?
Non l’ho ancora capito, ma pare sia proprio cosi.

Hai mai pensato di non farcela?
L’ultima volta oggi, la prossima sarà domani, ma normalmente ci credo.

Chi sono i tuoi punti di riferimento ?
Paco de Lucìa y Camaròn. Dopo tanti altri: Chano Lobato, Moraito, El Indio Jitano, Vicente Amigo, Paco Toronjo …Tanti, tantos que ni me acuerdo. Qua c’è una tale Maria Josè e un certo Josè Luis che mi fanno quotidianamente ricordare da dove vengo e cosa faccio, poi con Erika e Marco sto riscoprendo la musica, tutto quello che è interessante o stimolante può essere un punto di riferimento.

Quante ore alla settimana dedichi allo studio?
Non lo so. Poche, sono sempre poche.

Quanto ha influito il flamenco nelle tue scelte personali?
Da noi si dice che uno “è flamenco” non che “fa flamenco”, quindi tutto quello che fai ha del flamenco. Però nella mia vita le cose importanti sono altre. Il flamenco è un luogo dove abito da sempre… l’abito non fa il monaco.

Qual è stata, se c’è stata, la più grande difficoltà che hai incontrato per raggiungere i tuoi obiettivi d’artista?
La disciplina, l’edonismo, la filantropia, “las mujeres”, la droga. Ma ero piccolo, adesso forse…

Tecnica ed espressività. Che cosa viene prima?
La tecnica nella guitarra è imprescindibile (senza tecnica d’altronde non sapremmo neanche fare il fuoco). Difficilissima, brutale, soprattutto oggi. E non sei un guitarrista se non hai un minimo di tecnica. L’espressività va domata con la tecnica, diversamente diventa un’arma mortale.

Ti senti più artista o più insegnante?
Credo di essere una persona capace di trasmettere.

Qual’è il messaggio che vorresti trasmettere ai tuoi allievi?
Tanti non vogliono ricevere niente: pensano di essere al supermercato: -Pago ergo acquisto-
A quelli veri… forza e coraggio, “Tu vales”!

E quale al pubblico?
Emociòn.

Quale tipo di pubblico vorresti conquistare?
Quello attento e anche quello distratto.

Qual’è il tuo rapporto con gli altri colleghi?
A volte difficile perchè non sono ancora bravo a separare lavoro e vita, ma normalmente non me la cavo male in questo mondo di extraterrestri. Sto imparando, abbiate pazienza cari colleghi!

Quali sono i tuoi progetti attuali?
Mio figlio con Laura, Laura con mio figlio e…. Un progetto musicale che abbiamo con Erica e Marco (Alboreo). Riprendere il lavoro con Gianna e andare un pò a casa di Claudio in Toscana con mia moglie e la mia guitarra. Ser feliz!

C’è stato un momento della tua carriera particolarmente emozionante e per questo indimenticabile?
Una vez vi en Huelva al Niño Miguel acompañando a Paco Toronjo por solea; en aquel momento se callaron los dioses… El Niño Miguel todavia tenia seis cuerdas y Paco pagò una copa para todo el bar. Io non ero in carriera ma ho capito che certe cose non si dimenticano.

E che cos’è che non hai ancora fatto ma che speri un giorno di fare? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Non avere cassetti e un “Jamòn de 1000 Jotas”

La tua meta ideale: Sevilla, Jerez, Madrid o…?
Le spiagge di Sevilla, il fandango de Jerez y el Jamòn de Madrid: HUELVA.

Tradizione o modernità?
“Tradernità”

Pensi che ‘il Duende’ sia solo una prerogativa del popolo gitano o spagnolo?
El duende no existe, pero es mas fàcil encontrarlo en la baja Andalucia.

Il tuo più grande difetto come artista e come persona
Sono pigro.

Il tuo più grande pregio come artista e come persona
Chiedetelo a mia moglie…

La prima letra che ti viene in mente…
“Y yo me irè, y se quedaran los pajaros cantando”

A che cosa pensi un momento prima di salire sul palcoscenico?
A la cejilla…il capotasto!!! Penso sempre di non averlo!

Ascolti altri generi musicali oltre al flamenco? Se si quali?
Certo… Tutta la musica buona e da ascoltare.

L’ultimo film che hai visto al cinema? L’ultimo libro che hai letto se preferisci…
Tristi tropici di Levi Strauss. Leggetelo.

La tua giornata ideale?
Mia moglie, mio figlio e il mare. Tutti calmi.

Un consiglio per i nostri lettori che vogliono fare del flamenco la loro professione
Studiate!

La tua compagna ideale: dentro o fuori dell’ambiente flamenco?
Laura.

Il flamenco in una parola
Sal.

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