Bruno Alviani

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Bruno Alviani, nasce a Roma il 1 Marzo del 1956, inizia a suonare la chitarra a sei anni; nel 1983 suona con Victor Monge Serranito e nel 1992 entra a far parte dell’orchestra di chitarre Sinfonietta diretta da Leo Brower. Continua l’attività’ di ricerca e di spettacolo con Ciro Biasutto. Totalmente autodidatta ho suonato con: Serranito, Quique Paredes, Raimundo e Rafael Amador (Patanegra), Niño Jero, Paquito Fernandez, José Carrillo. Si è esibito all’auditorium di Torino con la compagnia di Paolo Patruno della quale facevano parte Juana Cala al baile, José Salguero al cante e molti altri. Ha anche suonato all’interno di alcune manifestazioni collaborando Presso il Palladium, con Vicente Amigo a Roma e a Napoli al Maschio Angioino con Tomatito.

Tutto iniziò …
Tutto iniziò circa una trentina di anni fa con la partecipazione ad un gruppo ideato da Ciro Biasutto formato da lui stesso e Gianfranco Mastroddi alla chitarra, Sara Tamasco ballo e canto, Bruno Alviani basso e canto.

Chi sono stati i tuoi Maestri nel flamenco? E quelli attuali?
Ho iniziato a studiare flamenco con Ciro Biasutto e Giafranco Mastroddi. I miei di chitarristi di riferimento sono: Paco de Lucia, Paco Cepero, Raimundo e Rafael Amador, Pedro Jero (Niño), Paco Fernandez, Serranito, Manolo Sanlucar, Tomatito, Quique Paredes, Riqueni, ecc. Sono tanti tutti quelli che ho incontrato. Inoltre è stato molto importante, per l’accompagnamento al ballo, l’ incontro e la collaborazione con Carmen Fuente. La collaborazione con José Carrillo Fernandez anche è stata molto importante e formativa.

Hai capito subito che il flamenco sarebbe stata la tua professione?
Quando iniziai con il flamenco eravamo in pochi e quindi c’era molto lavoro ed ero sempre impegnato ad accompagnare gran parte delle ballerine di flamenco. Quindi era diventata per me una vera e propria professione.

Qual’è stato l’ostacolo più grande incontrato nel tuo percorso?
Non riuscire quasi mai ad ottenere un buon suono in concerto.

Qual’ è secondo te il modo migliore di apprendere?
Rubare con gli occhi e con le orecchie.

Chitarra solista o da accompagnamento al baile? Dove ti esprimi meglio?
Se sono allenato non fa differenza.

Preferisci accompagnare un cantaor o un bailaor?
Preferisco il quadro completo.

Qual’è il momento della giornata in cui ti senti maggiormente creativo?
La sera tardi, la notte.

Quali sono le tue inquietudini d’artista? Cosa ti fa salire l’ispirazione?
Mancanza di denari, la fame fa salire l’ispirazione.

Quali sono i tuoi progetti attuali?
Sto lavorando su un progetto didattico insieme a Ciro Biasutto.

C’è stato un momento della tua carriera particolarmente emozionante e per questo indimenticabile?
Il periodo del gruppo Triana, formato da: Cristina Asumma, Carla Marra, Daniele Bonaviri, Bruno Alviani. Poi il periodo con l’orchestra di chitarre Sinfonietta diretta da Leo Brower. C’era in ballo un progetto di fare un concerto e un disco con Paco de Lucia.

Il tuo sogno nel cassetto?
Unire un quadro flamenco ad un gruppo rock.

Qual’è l’artista della scena attuale che più corrisponde al tuo gusto e che più ti emoziona?
Tomatito.

La tua meta ideale: Sevilla, Jerez, Madrid o…?
Sevilla.

Quale è il palos che preferisci suonare?
Bulería.

Il tuo più grande difetto e il tuo più grande pregio sia come artista che come persona
Penso che questo lo può dire solo chi mi conosce.

A che cosa pensi un momento prima di salire sul palcoscenico?
Speriamo bene!!!

Descrivici le emozioni che provi mentre suoni…
Le emozioni che provo non sono sempre uguali, a volte soddisfazione e a volte vergogna.

Quanta parte di improvvisazione c’è quando sali sul palco?
La cosa che mi piace di più in assoluto è improvvisare e lo faccio sempre quando posso.

Chitarra solista su di un palco. Chi vorresti con te come accompagnamento al cante y al baile?
José Carrillo.

Il tuo segreto inconfessabile …
Mi piace l’erba 🙂

Qual’è il tuo rapporto con gli altri colleghi?
A volte ambiguo… adesso c’è’ molta concorrenza e c’è poco lavoro.

Un consiglio per coloro che vogliono intraprendere il flamenco come professione
Prepararsi ad una dieta forzata.

Se tornassi indietro quali sono le cose o le scelte che non rifaresti?
Non lascerei il certo per l’incerto.

Come ti vedi tra una ventina di anni?
Decrepito da demolizione … chi lo sa?

Per che cosa vorresti essere ricordato?
Per non essere rosicone.

Il flamenco in una parola
Flamenco.

Grazie a Bruno! Per chi volesse approfondire:

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6 pensieri su “Bruno Alviani

  1. Genio e sregolatezza, aveva circa sette anni quando, in mia assenza, suonava i primi accordi sulla mia chitarra, una meazzi di quarta mano che avevo comprato con i miei risparmi e la prima volta che lo sentii suonare mi resi conto che aveva qualcosa in più. Quando tutti gli altri suonavano il beat e il pop lui già suonava Zappa.La musica è stata una delle poche cose che ci faceva star bene.
    E’ un grande e non lo dico perchè è il mio fratellino.

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  2. Ho conosciuto Bruno Alviani nell”85 al mio rientro in Italia dalla Spagna. L’ho sentito suonare con Ciro Biasutto nella vecchia trattoria del Mattatoio a Testaccio. Non mi sembrava vero di ritrovare il Flamenco a Roma. Sono passati quasi trent’anni e quando sento suonare Bruno continuo a provare le stesse emozioni che sentivo per le strade di Madrid quando nei quartieri del Lavapies, di Cascorro, di Arguelles ascoltavo le improvvisazioni dei gitani che con ” palmas y cante” evocavano la fonte inesauribile dell’energia umana. Suerte Bruno, sei grande.

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  3. Mi ha fatto particolarmente piacere leggere la storia di “BRUNETTO” e di CIRO e voglio riaffermare con forza che solo chi ama la musica ed in questo caso particolare il flamenco può parlarne ed interpretarlo con tanto sentimento. Mi piace comunque ricordare a coloro i quali ho sempre pensato fossero amici, che tra la fine degli anni’70 e l’inizio degli ’80, il ‘primo a rischiare pessime figure cantando flamenco, nel gruppo Mediterraneo , con concerti a Genova, all’isola Tiberina nell’estate romana,al Quattrochiacchiere a S. GIOVANNI, al Fonclea e persino davanti al mostro sacro Antonia la Negra al teatro Vittoria, fui io e solamente io. Nessun’altro si era azzardato fino a quel momento vista la” pericolosità” della materia da maneggiare, ovvero a provare a cantare “palos” flamenchi . Questo solo per verità storica e per la precisione. MAURIZIO CETRINI.

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  4. Como me gusta volver a veros. Quanto mi piace ritrovare a i miei amici Ciro, Bruno e Maurizio, il primo cantaor di Roma. Ancora ricordo la notte che vi ho conosciuto al Campidoglio.Salud y libertad para todos vosotros.

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