Chi siamo

Las Tres Gracias sono tre amiche che grazie al flamenco si sono incontrate:

Katia di Leo “Deska”
da Firenze
Paola Amedei “Morgana”
da Roma
Claudia Badalini “Wilche”
da Ancona

18/04/2011
Oggi la Rubrica spegne la sua seconda candelina! Due anni di gioie, soddisfazioni e tanto lavoro. In occasione del nostro compleanno abbiamo deciso di autocelebrarci con una intervista tutta per noi. Care lettrici, cari lettori, Las Tres Gracias presentano… Las Tres Gracias!

 

 

Tutto è iniziato…
Katia: Ad un incontro intercontinentale fra i popoli svoltosi un una casa sociale a Puerto Serrano – Andalucia, al cospetto di uno spettacolo di cante flamenco.
Paola: Una mia amica un giorno mi disse se mi segnavo insieme a lei ad un corso di flamenco. Flamenco? Oddio flamenco! Ma che è quel ballo spagnolo dove ti devi mettere le scarpe con i chiodi sotto e quelle gonne tutte lunghe e nere? Naaaaaaaaaaaaa… Lei dopo due lezioni rimane incinta e mi abbandona al mio destino ed io sto ancora cercando di capire perché lei adesso ha tre figli ed io no.
Claudia: Grazie ad una mia collega di lavoro, alla fine del 2000, che mi trascinò a forza ad un corso di ‘Flamenco’. La mia collega dopo tre mesi scappò via, mentre io rimasi letteralmente folgorata da questa arte, e soprattutto dalla contagiosa vitalità della mia prima e unica insegnante Michela Fossà. Fu amore a prima vista. Cominciai con il baile e poi, da irriducibile pigra che sono, mi dedicai al cante… nel flamenco si canta da seduti!

Katia “ojos de gato” che arranca por tiento

Quando hai capito che il Flamenco sarebbe stato la tua rovina? Hai mai pensato di non farcela?
K
: C’ho messo degli anni, inizialmente non credevo sarebbe diventato qualcosa di così potente e prepotente nella mia psiche, me ne sarei di certo tirata fuori!
C: Sempre, ad ogni vuelta quebrada e successivamente ad ogni queijo ne ho avuto la conferma.
P: Il guaio è che non l’ho ancora capito che il flamenco è la mia rovina… altrimenti avrei lasciato stare da tempo  e fortunatamente non ho mai pensato di potercela fare a diventare una brava se no a quest’ora mi ero già suicidata sul palcoscenico!

Chi sono i tuoi punti di riferimento?
K
: Paola e Claudia… (Ovviamente no!!! :-)). I miei genitori nella vita, me stessa e le persone che amo nella psiche, il mio insegnante nel flamenco.
C: La mia famiglia.
P: Il nord e il sud.

Quante ore alla settimana dedichi allo studio?
K
: Quest’anno 6 ore x 9 mesi, da brava e costante allievucola. Una gravidanza per non partorire praticamente nulla… Geniale!
C: Non ho mai studiato troppo – e si vede  – … Tutto quello che so l’ho appreso por la calle hahahahaha
P: Ultimamente veramente poco, prima invece… ahahahahah

Quanto ha influito il flamenco nelle tue scelte personali?
K
: Ha influito sul tempo a mia disposizione, ci sto invecchiando dentro senza motivo palpabile, come ogni passione che si rispetti. Non uscire più il giovedì e il venerdì, perché sono a lezione, trascorrere giornate di lavoro allucinanti per poterci andare,  le vacanze quando non c’è lezione, i km per fare lezione, le liti in famiglia, non paga la rubrica con queste amiche scalmanate e una marea d’altre cose che è meglio non dire. Sto tentando di smettere.
C: Per un periodo della mia vita parecchio. Ho anche rischiato di ritrovarmi in Calle Nueva con quattro-cinque figli da sfamare, trenta chili da smaltire e un marito perso tra le juergas notturne. Poi la mia vita ha preso un’altra direzione. Attualmente il flamenco è un grande amore, ma non il più importante.
P: Fortunatamente ha influito poco nelle scelte importanti della mia vita, ma sicuramente ha influito e influisce ancora molto nell’ambito del tempo libero e delle amicizie.

Che lavoro fai?
C: Sono impiegata presso una grande azienda che sviluppa software per le public utilities. Sto all’ufficio commerciale e mi occupo principalmente della redazione delle offerte economiche. Ma fuori dell’ufficio strappo il tailleur e mi infilo l’abito a lunares… Dr Jekyll e Mr Hyde!
P: Lavoro in una grade società di Telecomunicazioni (ihihihihih la più odiata dagli italiani ihihihi) e sono responsabile per conto loro di un Presidio Tecnico di Management, di un Front End e di un Centralino agli Aeroporti di Roma.
K: Amministro 4 aziende fra cui: un agriturismo, una casa vacanze, un’impresa edile, un’azienda agricola e ad eccezione di quella edile mi occupo di tutto dal vino e olio, passando per giardino e le prenotazioni, dallo stirare all’accogliere i clienti. Niente di tutto questo sarebbe possibile senza la mia grandiosa famiglia ovviamente. Amo molto il mio lavoro. Si chiama Linearis, e ve lo consiglio 🙂

La “mariomerola” del flamenco nostrano

Che cos’è che proprio non ti riesce? Che cosa ti rimane più difficile a lezione? Qual è stata, se c’è stata, la più grande difficoltà che hai incontrato per raggiungere i tuoi obiettivi di allieva?
C
:Farei prima a dire quello che mi riesce… o meglio che “mi riusciva” visto che sono anni che a lezione non vado più (mi sono ripromessa però  che ricomincerò insieme a mia figlia un giorno!!!). Ma sarò breve… le vueltas sono state e saranno sempre un mistero per me. Come si fa a non sembrare ubriachi? Ci fosse una volta che riesco a farne una decentemente…
K: Eccoci alla resa dei conti. Come allieva non valgo molto, sono testona e lenta nell’apprendere, tecnicamente non c’è niente che mi risulti particolarmente difficile si tratta “solo” d’esercizio, prima o poi c’arrivo. Altra cosa è per il gusto e l’aire. Quando studio con qualcuno molto diverso dal mio modo d’essere e d’intendere, vado in conflitto con me stessa e non riesco ad eseguire qualcosa che sento lontano dalla mia mente e il mio corpo. Non mi piacciono le smancerie (non su di me, perché non sono così), infatti studio con un uomo. Altro problema: non so fingere ballando… o so fare quello che mi viene richiesto, o faccio delle emerite schifezze e in faccia c’è scritto “NON LO SO FARE”, che è l’anti-ballerino per eccellenza. Altra grande difficoltà è l’avere una mia opinione e una mia esperienza riguardo al flamenco, quindi non sono malleabile e non mi si può far passare una cosa per un’altra. Insomma sono una pessima allieva. Claudio forse potrebbe aggiungere una serie illimitata di dettagli.
P: Proprio non mi riesce di stare zitta a lezione  e la più grande difficoltà a raggiungere i miei obiettivi di allieva è stato non avere una adeguata preparazione di danza classica alle spalle.

Se tornassi indietro quali sono le cose o le scelte che non rifaresti?
K
: Andrei in Spagna un paio d’anni a godermi quello che amo, e me stessa dentro a questo.
C: Ho un unico rimpianto: ai tempi dell’università avrei dovuto aderire al progetto Erasmus e farmi un anno di studio all’estero… magari in Spagna, perché no!
P: Non inizierei a studiare flamenco.

Tecnica ed espressività. Che cosa viene prima?
K
: Espressività, arte, istinto, talento… Studiare si studia di tutto, l’arte è un’altra cosa però.
C: Credo che la tecnica sia indispensabile, ma non basta. Serve qualcosa in più per essere artisti… è come saper scrivere… si può scrivere un manuale d’uso di un frullatore o la Divina Commedia… le lettere dell’alfabeto sono sempre quelle…
P: Allora partiamo da un punto fermo ed ovvero che una base di tecnica ci deve essere sempre di default. Ma poi serve una buona dose di espressività che ti permetta di trasmettere a chi ti guarda cosa stai vivendo in quel momento e le emozioni che ti attraversano l’anima.

Incazzosa pure quando balla

Cosa “ti senti”?
K
: Mi sento me stessa che non è poco (citando John fante…”Né carne, né pesce né niente… Arturo Bandini!”). Mi sento un’amante dell’arte, e della natura.
C: Da cinque mesi e mezzo a questa parte mi sento principalmente “mamma”… ed ho scoperto la forma di amore più pura in assoluto!
P: Questa è una domanda del caiser che si sarà voluta fare personalmente Katia perché si vede che aveva già la sua risposta pronta e noi dobbiamo adesso stare qui a rispondere anche perché non so cosa cavolo c’entra con il flamenco … miiiiiii ma cosa mi sento di che?!?!?!? Mi sento stancaaaaaaaaaaaaaaaa.

Qual’è il tuo rapporto con le altre Dos Gracias?
K: Con Claudia ottimo, si va di pari passo. Con Paola na’ guerra continua… ma ci vogliamo bene e sono 2 anni che siamo dentro a questo nostro progetto. Quindi mi reputo soddisfatta, visto che ancora non ci siamo né scannate, né mandate a quel paese. La prova vivente che volendo si può fare qualcosa insieme, senza un fine commerciale, con un pensiero comune o non… andare in una direzione costruttiva. Olè.
P: Con Claudia ottimo, si va di pari passo. Con Katia litighiamo un giorno si e l’altro pure… ma alla fine ci diciamo in faccia tutto quello che pensiamo e alla fine arriviamo sempre ad un compromesso che ci accontenti a tutte due… è che poi alla fine ci vogliamo bene e non ce la facciamo a stare litigate.
C: Ottimo, si va di pari passo! 🙂

I più grandi difetti e pregi delle Tres Gracias
K
: Difetti: Paola – permalosa e testarda; Claudia… Claudia? Non  mi viene in mente un tuo difetto… Meglio così. Il mio è la sensibilità. Pregi: Paola la forza d’animo e la schiettezza. Di Claudia mi piace la lucidità e la passione. Di me…la sensibilità.
C: Di difetti ne ho tanti eccome! Il principale è che sono poco costante. Se una cosa non mi viene subito mi spazientisco e lascio perdere. Pigra, pigra pigra!!!! – Tra i pregi credo di riuscire a strappare un sorriso anche al più cattivo :-)… E passiamo alle due socie. Paola dice sempre quello che pensa, e questo è cosa buona… ma non sempre pensa la cosa giusta! Katia…  è piena di entusiasmo e di contagiosa vitalità, ma a volte il contagio può avere spiacevoli effetti collaterali!
P: Il pregio di Claudia è la pazienza nel sopportare me e Katia, il suo difetto è non prendere mai delle posizioni. Il difetto di Katia è… anzi sono… quanto tempo ho a disposizione ?? Ahahahah no ok dai il suo peggior difetto è l’anarchia e la fretta nel fare le cose, il suo pregio la perseveranza e la creatività. Il mio peggior difetto è non ascoltare gli altri, il mio pregio è farmi ascoltare da loro 🙂

Quali sono i tuoi progetti attuali?
K
: Convincere le mie colleghe a fare una sezione sui palos del flamenco.
P: Convincere Katia a non fare una sezione sui palos del flamenco.
C: Capite che il mio è un lavoro durissimo????

C‘è stato un momento legato al flamenco o legato alla Rubrica particolarmente emozionante e per questo indimenticabile?
K
: Per la rubrica scoprire che gli artisti spagnoli sono umili e alla mano, che hanno aderito a questo progetto con  rapidità ed entusiasmo quando lo credevamo impossibile. Che la rubrica viene letta anche in Spagna, che qualcuno ci linka al suo sito o blog, che qualcuno ci richiede di ricevere la rubrica a casa! E’ bellissimo.  Nel flamenco in genere Jerez e la Peña Chacon, e sopra tutti due spettacoli: Eva la Yerbabuena “Voz del Silencio” e “ Dos voce para un baile” di Barón. Ho pianto come una matta.
C: Molti! E me li ha regalati tutti Jerez. Mi è rimasto impresso uno spettacolo al Villamarta dei Farrucos, in cui alla fine si esibì con una pataita el Carpeta ancora piccolissimo… dallo stomaco mi è partito un fuoco che mi ha paralizzato braccia e gambe e mi ha fatto piangere. E poi Fernando dela Morena reduce dalla Feria del Caballo che cantava por taranto, Poveda nella Peña Chacon, le interminabili notti al Colmao, il capodanno intorno al fuoco in un patio nel Barrio di Santiago… Sono questi i momenti che mi porterò per sempre nel cuore.
Per quanto riguarda la Rubrica i momenti davvero indimenticabili sono quelli in cui riesco a far riappacificare le mie due socie 😉
P: Uno degli ultimi momenti carini che ricordo è quando ho accompagnato con il cante por tarantos allo stage di Irene La Sentio e quando ho accompagnato con una letrita de tangos lo stage di Betanzos… non erano tanto schifati mentre cantavo! Ahahahahah
Legati alla Rubrica i momenti indimenticabili sono quelli nei quali ci scambiamo le mail con i nostri commenti personali ahahahah che ridere! Nel flamenco quando vidi una volta La Yerbabuena por soleà e che mi fece scendere le lacrime dagli occhi. Ma indimenticabile è stato l’anno della Fiesta de Otoño a Jerez dove incontrai l’amore della mia vita… grazie al flamenco ho incontrato l’altra mia metà che vagava per l’universo!

Il momento più bello… pa fuera!!!

E che cos’è che non hai ancora fatto ma che speri un giorno di fare? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
C
: Attualmente perdere 15 chili 🙂
P: Prima che smetto con il flamenco mi voglio esibire cantando e ballando ahahahahah
K: Cía dell’Immaginario, come sogno collettivo. Personale… avere un locale per musica dal vivo.

Qual’è l’artista (bailaor, cantaor, tocaor) della scena attuale che più corrisponde al tuo gusto e che più ti emoziona?
K
: Eva la Yerbabuena por Soleá, Rafaela Carrasco por Rondeña, Rocio Molina por Guajira, Fuensanta la Moneta e Belén Maya por Siguiriya,  Grilo por Bulería e Soleá, Andrés Peña por Soleá por Bulería, El Carpeta por Alegrías, Mercedes Ruiz por Farruca e Alegrías con bata de cola e poi Israél Galvan, José Valencia, Segundo Falcon, Rafael de Utrera, Poveda, Terremoto, Extremeño, Agujeta. Preferisco i cantaor di vecchia data.  E alla guitarra….Tomatito, Vicente Amigo, Jesus Guerrero Fontao.
C: Sono davvero tanti gli artisti che vorrei citare… ma se proprio devo nominarne qualcuno direi Farruquito, Rocio Molina, Poveda, El Torta, Moraito… e poi tutti gli artisti “senza nome” che ho avuto la fortuna di incontrare. Mi è capitato, una notte, di sentire un ragazzino per la strada cantare por seguiriya una letra dedicata al nonno che era malato (era malato per davvero, pochi giorni dopo morì…)… una voce fresca, pulita, giovane, ma gia in grado di trasmettere tante emozioni… ancora oggi se ci penso mi vengono le lacrime agli occhi… sono una sentimentale 🙂
P: Fuensanta La Moneta, Terremoto e come chitarrista non ne ho uno in particolare che mi fa impazzire… a parte il mio personale… 😉

La tua meta ideale: Sevilla, Jerez, Madrid o…?
K
: A Jerez mi sembra d’essere bambina, come nel paesino dei miei genitori, solo che sono grande e che condensa tante cose che amo nella vita, il vino, il brandy, i cavalli, e il flamenco. Una città meravigliosa. Ho trascorso molti momenti genuini e felici in quel pezzetto di terra, e la amo profondamente. Ci sono gli aranci, e c’è il jacaranda sui vialetti di pietra, la calce, il vento che viene dal mare, l’odore d’umido delle bodegas, Jerez è poesia. Inarrivabile, Indimenticabile. Un posto in cui il flamenco non è materiale da studio accademico, ma nell’aria di ogni strada, vivo e radicato, potente e vero…
C: Jerez, per tutto quello che ha detto Katia. Ma in estate preferisco Los Caños, precisamente all’hotel “Mar de frente”… cafè con leche, tostada… e poi si scende le scale e ci si trova in paradiso.
P: A Sevilla mi sento come se ci fossi nata, mi sento a casa mia ed ogni volta che ci ritorno mi sembra di essere andata via la sera prima. Ma non si respira l’aria flamenca che si respira ad Jerez, dove anche le pietre ti rimandano il suono di un remate e dove i muri trasudano le note di una letras accennata poche ore prima.

Tradizione o modernità?
K: La tendenza del baile verso il contemporaneo inizia a deprimermi. Ciononostante moltissimi attuali artisti sono geniali nell’integrazione di questo stile, e fra l’altro sono gli artisti che amo di più. Va tutto bene finchè è ancora rivisitato a modo personale mantenendo un sentimento flamenco. Per il cante, dopo anni sono finalmente approdata al cante viejo. Non c’è assolutamente niente che mi emozioni in egual modo, il cante di un tempo graffia il cuore, quello attuale forse lo riempie, ma difficilmente lascia lo stesso solco. È tutto normale, i tempi cambiano e cambia il flamenco. Le strade comunque si percorrono in avanti, mantenendo memoria di ciò che è stato.
C: La modernità se è troppo spinta non la capisco. Ma è un mio limite.
P: Tradizione, tradizione, tradizione. Non riesco a vedere il flamenco in un altro contesto al di fuori di quello suo naturale.

Pensi che ‘il Duende’ sia solo una prerogativa del popolo gitano o spagnolo?
K: Esiste l’arte e la capacità di esserne circoscritti, intrisi e di saperlo per questo far respirare agli altri.
C: A me sto Duende ha rotto le palle! 🙂
P: A chi lo dici!!!

La prima letra che ti viene in mente…
K
: Que en el corazón te llevo, vive tranquila mujer, que aunque lejo de tí esté en otra fuente no bebo, aunque me muera de sed (por Rondeña).
C: Mi marido no esta aqui… está en la guerra de Francia
P: La que quiera madroño vaya a la sierra – Ay olé morena vaya a la sierra – Porque se esta secando su madroñera.  – Ay olé morena, su madroñera…

Esempio di spallino che cade… l incubo che diventa realtà.

A che cosa pensi un momento prima di salire sul palcoscenico? Le emozioni che provi mentre balli… a cosa pensi?
K
: A che devo pensare ci salgo una volta ogni morte di Papa e c’ho il panico. Di solito mi tocca pensare al tacco che si rompe, allo spallino che cade… Quando non ci sono imprevisti, mi godo i miei fantastici compagni di baile (vi voglio bene abbestia!)  e questo meraviglioso momento di tutt’uno fra il mio corpo e la mia mente.
C: Ma chi cacchio me lo ha fatto fare?!?!
P: A fregarmene di tutto e a pensare che tanto tra tutti quelli che staranno guardando ce ne saranno pochi che capiscono quello che stiamo facendo!

Bailaora solista su di un palco. Chi vorresti con te come accompagnamento al cante y al toque?
K
: José Salguero, che negli ultimi anni ha tirato fuori una voce bellissima. Mi piacerebbe ballare un palo senza altri strumenti musicali. Mi piacerebbe da morire ballare con un cantaor che mi canta ADDOSSO!!!! Provo la vera invidia quando lo vedo fare da grandi artisti in bellissimi spettacoli.
C: Premesso che a me piace più cantare che ballare… premesso che stiamo parlando di sogni… premesso che questi sogni non si realizzeranno mai… mi piacerebbe che Moraito mi accompagnasse una letrita di Bulería… Poi a ballare ci va chi vuole! 🙂
P: Al cante mi vorrei far accompagnare da David Palomar e al toque da Moraito così facciamo un casino sul palco da paura!

Cosa pensi invece del baile in compañia? Come spettatore, più che come ballerino.
K: Mi piace, credo che sia molto bello lavorare e danzare con altre persone. Aldilà del fatto che il flamenco si balla en solo, credo che una compagnia di danza sia per i ballerini che la compongono una bellissima esperienza. Invece è molto difficile che questo tipo di danza risulti emozionante, e se lo è siamo di fronte ad una grande compagnia, con un collante umano molto forte e con passione profonda non individualista. Diversamente credo che si presenti solo come un corpo d’insieme pittorico, se riesce ad esserlo, ma da cui come spettatore si esce soltanto “abbelliti” e non strapazzati.
C: Personalmente le coreografie di gruppo non piacciono, o meglio non mi arrivano al cuore. Alcune sono molto ben fatte, spettacolari, curatissime in ogni dettaglio e capisco che dietro c’è un lavoro enorme… ma le vere emozioni le provo di fronte ad un singolo bailaor.
P: E’ difficile ballare in una compagnia, credo… ci sono dei meccanismi e degli schemi ai quali devi sottostare che non ti permettono di esprimere quello che tu vorresti o di ballare quello o come ti piacerebbe fare. Quindi lo vedo molto riduttivo per un ballerino e questo stato d’animo poi lo si trasmette e il pubblico lo percepisce. Quindi come spettatrice, non essendo un’amante del baile in Compagnia, mi scelgo tra tutti la mia o il mio preferito e praticamente seguo il lui o la lei per tutto lo spettacolo.

Il palos che ti rappresenta di più o quello che pensi sia più rappresentativo della tua persona.
K: Soleá, madre dei padri e delle madri… madre o madre o madre mia, l’anima mia si volge a te (Scusate ho citato i CCCP, mai l’avrei creduto in questa circostanza)
C: La Bulería!
P: La Caña ahahahah

Ascolti altri generi musicali oltre al flamenco? Se si quali?
K
:La musica mi piace da impazzire. I musicisti sono per me delle divinità… Mi piace il rock, dark, heavy metal, punk, etnica di varia provenienza, italiana di qualche decennio fa.
C: Si, specie negli ultimi anni. Se una volta il mio lettore cd era posseduto dal compas, ultimamente ascolto anche altre cose… tra gli italiani Battiato sopra ogni altro… e poi Manhattan Transfer, Al Jarreau, Yellow Jackets, Stan Getz…
P: Si di solito ascolto il flamenco, quando poi ho un di tempo che mi avanza ascolto il flamenco, ma diciamo che principalmente la musica che ascolto sempre è il flamenco.

La Caña fatta persona… olé

L’ultimo libro che hai letto ? L’ultimo film che hai visto…
K
:“El Flamenco en su Raiz”, lo sto leggendo adesso. Fuori dal flamenco ho letto  “L’opera galleggiante” di J.Barth. Film almeno un paio a sera da quando ho Sky. Ieri ho visto un documentario sull’universo, uno scienziato che proponeva di trascinare la terra lontano dall’orbita attuale al raffreddamento del sole. Un pazzo incredibile. E uno sui leoni del Serengeti.
C: Con una bimba di 5 mesi andare al cinema è diventata un’impresa… L’ultimo film che ho visto al cinema mi pare che risale all’inverno scorso ed era “La solitudine dei numeri primi”. E anche vedere la tv è diventata un’impresa… vado a letto con le galline! 🙂 Attualmente sto leggendo “Pastorale americana” di Philip Roth. Scrittore a mio avviso eccezionalmente bravo.
P:  L’ultimo film non mi ricordo il titolo… Il libro L’età dei sogni di Anna Gavalda.

La tua giornata ideale?
K
: La fine di questa moria di stati paralizzanti dell’Italia e del mondo, che riassunto si chiama IDIOZIA. Ideale è sempre  una cena con le persone a cui voglio bene, con dell’ottimo cibo (che perciò non ho preparato io) e dei vini fantastici, dolci , frutta… tutto colorato, tutto profumato, tutto mozzafiato! E intorno a me qualsiasi cosa abbia a che fare con la natura.
C: Una giornata primaverile, con un bel sole che scalda. Su una spiaggia insieme a mia figlia che ride e al mio compagno che ci dice quanto siamo belle 🙂
P: Quella che quando vado a letto la sera, prima di dormire, ripensandoci mi dico “ Che giornata del cazzo oggi!”

Il tuo segreto inconfessabile…
K
: Paola, non ha risposto nessuno a questa domanda te ne rendi conto?
C: Ho cantato ubriaca dentro all’Arriate di fronte ad un pubblico di flamencologi… eso es!
P: Non ho detto la verità a nemmeno una di tutte queste risposte…

Il tuo compagno ideale: dentro o fuori dell’ambiente flamenco?
K
: Un compagno che sia tale, qualcuno che stima e condivide, supporta e sorride di fronte al nuovo giorno. Qualcuno che crede in qualcosa di veramente bello, per sé e per gli altri. Qualcuno/a intimamente legato a me anche nell’assenza.
C: Fuori, per carità
P: Dentro e fuori

Il flamenco in una parola
C: Locura.
K: Ancestrale.
P: Odio e amore.

14 pensieri su “Chi siamo

  1. Ciao chicas. Desde Jerez queremos daros la enhorabuena por el bonito blog que tenéis, tan flamenco y tan trabajado. Ánimo y a seguir trabajando. Felicidades y viva el flamenco!!!

    PD: Nos gustaría por favor intercambiar liks, ¿sería posible?

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    1. Hola Patricia, muchissima gracias querida. Nos vedemos pronto en Jerez ! Ahora pongo vuestro link en “Link Utili” en el listado a la derecha. Mil besos desde Italia ! Y un abrazo muy fuerte.

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  2. Bello leggervi…e ancor più bello conoscervi. Grazie per il tempo, la passione e quel pizzico di follia necessario per portare avanti un progetto come questo. Che ci fa sentire tutti meno folli, perchè appartenenti alla stessa razza. O forse…siamo tutti una razza di folli? 😉 vi abbraccio forte, e avanti così! m.

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  3. BELLA, BELLA, BELLA LA VOSTRA RUBRICA!!!..Praticamente, invece di studiare il pomeriggio, passo le ore a leggere le vstr interviste..complimentissimi!!! Un beso speciale alla mia compagna flamenca Katia!!!…Auguri a tutte voi e continuate così!!!!!

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  4. Buon compleanno!!!

    E tanti auguri anche a Nuccio!
    Straordinario è pensare quante persone avete unito da nord a sud (e non solo) con il vostro lavoro.
    Grazie!
    Vi abbraccio e vi prego di continuare così.

    Carla

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    1. Buon giorno Domenico, Non abbiamo il numero di telefono di Marcello. Comunque per correttezza non avremmo potuto dartelo. Prova ad entrare nella sua pagina, nella sezione musicisti. In calce troverai il suo my space e il suo facebook, che è ciò che ci ha autorizzato a diffondere. Possiamo comunque inoltrargli una mail perchè prenda visione della tua richiesta. Un carissimo saluto. Las Tres.

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