Francesco Perrotta

francesco perrotta

Nato a Milano nel giugno 1970, ho da sempre avuto una grandissima passione e vocazione per le percussioni. Questa passione mi ha portato ad avvicinarmi fin dall’età di 6 anni alla batteria, che ho studiato e suonato da autodidatta fino all’inizio degli anni novanta. Nel 1995 attratto dalla cultura e dalle percussioni africane ho iniziato a frequentare a Milano il corso di percussioni africane (prevalentemente di strumenti come il Djembé, il Doun-Doun, il Chenchenì, le Calebasse, etc.) di Arturo Alvear. Sono membro fondatore nel 1996 del gruppo “Tubabù” di percussioni mandinghe con i quali suono in varie manifestazioni rivolte al sociale (Emergency, carcere di S.Vittore, Sacro Monte di Varese, corteo a Milano e concerto a Bologna per ricordare le stragi d’Italia con Dario Fò e Franca Rame, etc.) oltre che a concerti in vari locali, feste, spettacoli in piazza ed inaugurazioni. Nel dicembre del 1998 partecipo ad un laboratorio di sonorizzazione presso il Teatro del Sole, il quale mi permette di tenere, in aiuto dell’ideatore e realizzatore Arturo Alvear, vari laboratori in alcune scuole di Milano. Dal 1999 al 2002 tengo corsi di djembé. Nel 2000 vado in Africa (Burchina Faso) per un mese a fare uno stage di percussioni, uno stage intensivo sulla musica tradizionale applicata alla danza con il maestro griot Kassoum Diarrà. Nello stesso anno inizio a studiare Cajon flamenco ed in poco tempo inizio ad esibirmi con il gruppo di Mara Terzi in vari locali, teatri, rassegne e piazze italiane. Fra le altre cose mi esibisco ai “martes latinos” con Natalia Estrada al “Cafè l’Atlantique” di Milano, al Musica Riva Festival di Riva del Garda, in una trasmissione televisiva di Davide Mengacci, al Teatro Donizetti di Bergamo con la “Carmen” della compagnia di Mara Terzi (primo Ballerino Miguel Angel) etc. etc. Nel 2001 partecipo alla tournee nipponica dello spettacolo “Carmen” della compagnia di Mara Terzi con musiche originali di Livio Gianola e primo ballerino flamenco Marcos Arvid, esibendomi nei maggiori teatri del Giappone, tra i quali il Bunka Kai Kan di Tokyo, il “Festival Hall” di Osaka, etc. Da allora inizio a far parte in pianta stabile del gruppo di Livio Gianola, con il quale faccio abitualmente esibizioni in teatri, locali, rassegne etc. fino al 2008. Collaboro con ballerini spagnoli quali Miguel Angel, Marcos Arvid, Raul Dominguez Chamorro, Juan De Juan, Laura Galan Gonzales, e con vari ballerini Italiani. Nel 2004 partecipo alla realizzazione del nuovo disco di Livio Gianola “Boemio”. Successivamente ho iniziato ad accompagnare classi o stage in alcune scuole, ed attualmente lavoro con alcuni dei maggiori esponenti della scena flamenca Italiana.
Dal 2008 ho iniziato a tenere stage base di cajon.

 Come ti sei avvicinato al flamenco?
Pura casualità… colei che poi sarebbe diventata mia moglie iniziò un corso di flamenco presso la scuola di Mara Terzi qui a Milano. All’epoca studiavo e suonavo musica dell’Africa Centro-Occidentale, un giorno andai a vedere una sua lezione, e la sua insegnante mi sorprese a picchiettare sulla cassapanca sulla quale ero seduto e mi disse: ”però, sei bravo, perché non provi a suonare cajon?” … ed eccomi qua!!!

Hai mai pensato di non farcela?
No, perché quando ho iniziato non sapevo dove volevo e potevo arrivare… a dire il vero non sapevo neanche dove stavo andando, e quindi non mi fissavo obiettivi particolari, cercavo solo di incamerare e di succhiare tutto ciò che potevo da chiunque ne sapesse anche solo un briciolo più di me… quindi da tutti!!!

Chi sono i tuoi punti di riferimento?
Ho sentito diversi bravi percussionisti, ma farei il nome di un chitarrista: Paco de Lucia… che è colui che ha “introdotto” assieme a Manolo Soler l’uso del cajon nel flamenco creando una unione perfetta direi.

Quante ore alla settimana dedichi allo studio?
Purtroppo questa non è la mia attività primaria, ed essendo padre di due bimbe, con mutuo “secolare” ed annessi e connessi, diciamo che abitualmente lo studio è quasi del tutto rapportato agli spettacoli per i quali mi chiamano.

Quanto ha influito il flamenco nelle tue scelte personali?
Il flamenco mi appassiona davvero tanto… è arrivato dal nulla e si è impossessato di una parte di me… ma le mie scelte personali importanti come la famiglia, lo stile di vita, gli amici e così via non sono state influenzate da null’altro che dalla mia personalità.

Qual è stata, se c’è stata, la più grande difficoltà che hai incontrato per raggiungere i tuoi obiettivi di artista?
La mia formazione, ed il poco tempo da dedicare allo studio.

Solista o accompagnamento al baile? Dove ti esprimi meglio?
Accompagnamento al baile.

Quale è il palos che preferisci suonare?
Quasi tutti… forse un pizzico di più la buleria.

Qual’è il messaggio che vorresti trasmettere al pubblico?
Energia, presenza… vorrei che loro “vedessero” la voglia che ho di essere lì dove sono… sia in una balera di periferia che alla Scala di Milano.

Quale tipo di pubblico vorresti conquistare?
Quello che più fatica a lasciarsi andare alle proprie emozioni.

Qual’è il tuo rapporto con gli altri colleghi?
Ottimo.

Quali sono i tuoi progetti attuali?
Sto entrando nel mondo degli stage… vorrei perfezionare il mio metodo di insegnamento.

C’è stato un momento della tua carriera particolarmente emozionante e per questo indimenticabile?
Malgrado io abbia iniziato a suonare a 5 anni, per me è sempre una grande emozione… adrenalina pura. Mi ha entusiasmato suonare per beneficenza in Carcere a San Vittore, o in un dormitorio pubblico o con Dario Fò per ricordare i morti nella strage di Bologna… emozioni fortissime. Alcuni progetti nelle scuole elementari e medie, mi hanno dato tantissimo. La prima data della tournee in Giappone… teatro gremito, si apre il sipario ed io dovevo iniziare lo spettacolo dopo una voce registrata… DA MANI GELATE. Ne potrei elencare migliaia, perché per me è davvero sempre una grande emozione suonare.

E che cos’è che non hai ancora fatto ma che speri un giorno di fare? Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Due sogni, andare a fare un periodo di studi in Andalucia e suonare per le mie figlie.

Qual’è l’artista della scena attuale che più corrisponde al tuo gusto e che più ti emoziona?
Vicente Amigo – Sara Baras – Eva Yerbabuena

La tua meta ideale: Sevilla, Jerez, Madrid o…?
Mi servirebbero tutte e tre.

Tradizione o modernità?
Come potrebbe esistere la modernità senza la tradizione?

Pensi che ‘il Duende’ sia solo una prerogativa del popolo gitano o spagnolo?
Mi viene da ridere… pensi che in un matrimonio non ci sia “duende”? O con le mie bambine? O con una Tarantella? Per quanto mi riguarda il duende fa parte della vita quotidiana.

Il tuo più grande difetto come artista e come persona
L’ignoranza.

Il tuo più grande pregio come artista e come persona
La perseveranza… ed il sorriso.

Preferisci accompagnare un cantaor o un bailaor?
Bailaor.

A che cosa pensi un momento prima di salire sul palcoscenico?
A concentrarmi… per cercare di essere presente e suonare con gli altri… e non contro gli altri.

Ascolti altri generi musicali oltre al flamenco? Se si quali?
Si… tutti. Classica, Hip-Hop, Bossa Nova, Africana, Jazz, Blues…. E chi più ne ha più ne metta.

L’ultimo film che hai visto al cinema? L’ultimo libro che hai letto se preferisci…
Film: Kunfu Panda con mia figlia
Libro: La Casta… e continuano ancora a esserlo

La tua giornata ideale?
Una bella colazione con la mia famiglia in riva al mare, porto le bambine a scuola e mi dedico allo sport. Una sauna ed un massaggio fino all’ora di pranzo… pranzo che sarà delizioso ed accompagnato da un buon vino rosso … ovviamente in compagnia di mia moglie con la quale passerò anche le prime ore del pomeriggio 😉
Poi si va insieme a prendere le bambine a scuola per andare a giocare con loro in spiaggia. Aperitivo con gli amici e cena in famiglia.
La sera studio musica o assisto/partecipo ad uno spettacolo.
Bella giornatina 😉 quando si inizia?

Un consiglio per i nostri lettori che vogliono fare del flamenco la loro professione
Nessuna falsa modestia, ma umiltà sempre.

La tua compagna ideale: dentro o fuori dell’ambiente flamenco?
Prima era dentro… ora fuori… mia moglie. Diciamo che riesce a darmi quelle gioie e quelle sofferenze che servono per sentirsi vivi… anche artisticamente parlando.

Per che cosa vorresti essere ricordato
Per quello che sono.

Il flamenco in una parola
Indiviso.

Las Tres Gracias ringraziano Francesco e vi ricordano che se volete saperne di più…

Francesco Perrotta accompagna la chitarra di Livio Gianola:

Lascia un commento